mercoledì 21 novembre 2012

Lilith n. 9: Il mondo fluttuante

Lilith n. 9: Il mondo fluttuante
Luca Enoch
Sergio Bonelli Editore
Brossura, 16x21, 132 pp. B/N
€ 3,70

Lilith è una serie con uscite semestrali ed è giunta al nono albo. Questo significa che ormai sono almeno quattro anni che è presente sulle edicole e che il pubblico ha avuto modo di conoscerla e fare la sua scelta.
Io però non ho ancora avuto modo di parlarne e, siccome amo molto le opere di Luca Enoch, lo recensisco lo stesso. Magari gli faccio un pizzico di pubblicità.

Ho conosciuto i lavori di Luca Enoch (qui il suo blog) molti anni fa, ai tempi di SprayLiz, sulle pagine de L'Intrepido. Ho seguito tutte le vicissitudini editoriali di questa eroina che mi colpiva particolarmente per le situazioni narrate (street-art, centri sociali, consapevolezza sessuale, razzismo), per l'ironia della narrazione ed per il carattere della protagonista. Mi sentivo particolarmente in sintonia con lei e simpatizzavo con l'autore col quale tendevo vagamente ad identificarmi: avevo infatti delle immotivate ambizioni da fumettaro ed avrei voluto diventare come lui.
Col tempo i miei bollori si sono placati mentre la sua narrazione è maturata ed ha generato altre eroine forti e vivaci che hanno continuato a suscitare la mia ammirazione. Prima con Gea, poi con una breve incursione nel mondo di Legs Weaver (fantastiche gemelline!) e adesso con Lilith, tutte pubblicate da Bonelli.


La serie di Gea dura 18 numeri durante i quali una scatenata ragazzina, un po' incosciente e con qualche problema relazionale, si trova progressivamente a confrontarsi con situazioni sempre più drammatiche per poi affrontare l'apocalisse e trasformarsi in una specie di messia molto sopra le righe.
Dal 2007, anno in cui si è conclusa la pubblicazione, ho riletto l'intera serie almeno due volte e l'ho sempre trovata interessante.
Enoch ha la tendenza a diventare un po' verboso in alcune parti, ma riesce comunque ad essere stimolante: lunghi dialoghi che a volte sembrano vere e proprie lezioncine sanno comunque fornire spessore alla narrazione e spunti interessanti per il lettore.
L'attenzione alle tematiche della discriminazione e dell'integrazione, che già era forte nelle pagine di SprayLiz, diventa elemento portante della serie e, sotto la metafora del conflitto con alieni e demoni, presenta al lettore continui spunti di riflessione sulla realtà che viviamo ogni giorno.

Lilith assume invece fin dall'inizio toni decisamente più drammatici.
La protagonista è allo stesso tempo guerriera e vittima sacrificale. Proveniente da un futuro in cui l'umanità è oppressa da un misterioso organismo (il triacanto) che le impedisce di vivere sulla superficie del pianeta, si troverà a rinunciare alla propria vita per combattere una guerra che la propaganda le ha inculcato come necessità fin da bambina ma che, nella violenza della lotta, le risulterà sempre più insensata ed aliena. Enoch è però bravo a dosare la tensione alternandola anche con momenti leggeri ed ironici, sempre funzionali alla narrazione.
Con la scusa dei viaggi nel tempo, l'autore si concede il gusto di affrontare in ogni numero ambientazioni storiche diverse, cosa che fornisce estrema varietà di ambienti, costumi e situazioni.

E' evidente la mia passione per Luca Enoch ed i suoi lavori, ma siccome non amo far sconti, soprattutto alle persone che stimo (o forse perché sono un dannato puntiglioso), vorrei segnalare anche qualche difetto.
Il punto debole di Enoch sono le anatomie: le mani assumono posizioni innaturali, i visi tendono ad essere un po' standardizzati, in particolare il volto e la testa della protagonista hanno proporzioni incostanti.
Sono limiti che accetto di buon grado perché nel complesso trovo la lettura sempre molto interessante e gustosa, però quando me li trovo davanti mi fanno storcere un po' il naso. Non si può certo dire che Enoch sia inesperto, eppure certi "vizi" risalgono agli inizi, si ritrovano anche in SprayLiz e Gea, e sono diventati quasi una cifra stilistica.
Va anche detto a suo onore che dal 1999 Luca Enoch scrive e disegna due albi l'anno da 130 pagine l'uno (oltre agli altri progetti) e non è certo un impegno da poco. Un po' si aiuta con l'editing digitale (non manca anche una certa dose di "copia e incolla") ma immagino che comunque le scadenze siano molto serrate per lui e quindi non ci si può lamentare troppo per qualche vignetta perfettibile.

Anzi, penso proprio il contrario: ho appena messo giù l'albo e già non vedo l'ora che esca il prossimo.






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