mercoledì 17 ottobre 2012

Le Storie - Il boia di Parigi

Le Storie n. 1, mensile
Il boia di Parigi
Paola Barbato, Giampiero Casertano
Sergio Bonelli Editore
Brossura, 16x21, 116 pp. B/N
€ 3.50


Alla Sergio Bonelli Editore hanno deciso di varare una nuova serie intitolata "Le Storie". Albi autoconclusivi, autori diversi, generi diversi, storie indipendenti.
Personalmente ritengo che sia una scelta editoriale perdente, ma mi rallegra il fatto di poter leggere qualche bel fumetto a prezzo contenuto.

Il formato è quello classico bonelliano, ma con 110 pagine di fumetto (contro le 94 delle normali testate mensili). La differenza si nota appena e, stando al primo numero, è un peccato: 94 pagine sono sufficienti ad impostare un episodio di una serie di cui il contesto ed i personaggi sono già noti, ma una storia autonoma, che deve introdurre tutto da zero, risente pesantemente di questo limite. Nel caso specifico, ad una prima consistente parte in cui i personaggi vengono ben introdotti e si assiste ad un importante sviluppo della trama (la rivoluzione francese e le sue ripercussioni sulla vita del protagonista) segue un epilogo ben strutturato e motivato ma così sintetico da risultare frettoloso, secondo me proprio per la mancanza di pagine a disposizione.
Sarebbe stato più consono un formato più massiccio. Penso alla collana "Romanzi a fumetti" (circa 300 pagine) o per lo meno come gli albi bimestrali della defunta collana "Magico Vento" (132 pagine).

Barbato e Casertano hanno fatto certamente un buon lavoro e questo farebbe ben sperare per il seguito, se non fosse che il secondo volume, in uscita il mese prossimo, sarà una storia di samurai scritta da Roberto Recchioni. I gusti son gusti e Recchioni ha certamente uno zoccolo molto duro di fan sfegatati, ma personalmente sono andato in overdose con le prime due stagioni di John Doe e qualche episodio sparso di Detective Dante e Dylan Dog, quindi penso che starò bene senza leggere altre sue storie (e dialoghi, soprattutto) per almeno una quindicina di anni. Quindi per me la collana avrà un buco già al numero 2.
Penso che sia fisiologico per una collana così impostata. Ho già detto che non condivido questa scelta editoriale e ora spiego perché: se fin dal secondo numero sono tentato di "saltare", con che spirito raggiungerò il quarantesimo? Delle (spero) decine di migliaia di lettori che hanno comprato il primo numero per curiosità, per la novità, per desiderio di qualcosa di nuovo nel panorama bonelliano, quante si impegneranno mese dopo mese a vagliare albo per albo se comprarlo o meno? Temo che i dati di vendita subiranno un calo incessante e che forse non arriveremo neanche a vedere in edicola tutti e 40 i volumi programmati.

Un'altra scelta discutibile è quella delle copertine. La carta finto-telata dà all'albo un aspetto un po' "vintage", che sicuramente lo fa distinguere dalla produzione standard ma non necessariamente in meglio. L'intento sarebbe di comunicare l'idea di un prodotto di qualità, ma alla fine resta una copertina più opaca delle altre, quasi fosse velata dalla patina del tempo.
A sottolineare l'effetto le illustrazioni di Aldo Di Gennaro, che sarà bravo quanto volete, ma ha 74 anni e - almeno per quel che ho visto di suo su altri albi Bonelli - è legato ad una impostazione rétro, che fa tanta classe, ma una classe di un tempo che fu.

5 commenti:

  1. le mie stesse perplessità...se da una parte apprezzo il formato agile e la periodicità ravvicinata rispetto ai Grandi Romanzoni, cosa che credo sia meno onerosa anche per l'editore e per gli autori - sia a livello di costi che di tempo investito in un progetto che poi può rivelarsi un nulla di fatto - dall'altra non so quanto il progetto potrà durare, causa appunto dell'elevata differenza di temi e stili da un numero all'altro. Io sarei per sostenere la collana, che mi pare un'idea simpatica e degna di nota, un nuovo tentativo di un editore di rinnovarsi pur rimanendo sè stesso. Ma vedremo, vedremo...Di certo come dici tu la copertina non aiuta: al mio occhio sembra di vedere non tanto un albo Bonelli quanto uno di quei Bonellidi che spopolavano negli anni '90. Ma non lo dico tanto per me, quanto per quei fantomatici "nuovi lettori" che progetti come questo dovrebbero attirare (ma come dici tu, senza nulla togliere a DiGennaro)
    Discorso Recchioni...lo seguo e non lo seguo. Apprezzo poco la sua assoluta devozione a tutto ciò che è ficosamente Ammericano, direi che mi lascia del tutto indifferente, e non sono di quelli che si sciolgono davanti ad un mitra o ad un videogioco fico o ad un film di cazzottoni...però devo dire che i suoi Dylan Dog erano quantomento una boccata d'aria fresca in un panorama spesso asfittico. Tanto per dirne una, in una recente storia di NNever - che dovrebbe essere frutto del recente rinnovamento - ho trovato nientemeno che il personaggio della "puttana dal cuore buono" che ha smesso di essere interessante od originale da almeno trent'anni. Se questa è l'alternativa a Recchioni allora non saprei....

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  2. Io la boccata su DD la tiravo quando c'era la Barbato. :)
    Poi con l'invasione dei Gualdoni, Recchioni e tutta la nuova leva ho preso finalmente la decisione che mi ripromettevo da anni ed ho smesso di seguire la testata.

    Resto invece in attesa delle nuove uscite di questa collana. Già la terza mi sembra interessante. Vedremo poi...

    Chiunque trovi gustosi i samurai di Recchioni è pregato di farmelo sapere. Potrei sempre cambiare idea! ;)

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  3. Vabbeh, la Barbato era (è?) anni luce sopra i suoi colleghi, che per la maggior parte si sono rivelati nel lungo periodo solo degli onesti, onestissimi mestieranti, ma nulla di più.

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  4. Dove si riesce a reperire, lo vorrei comperare !!

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  5. Andrea, è una pubblicazione mensile da edicola. Ormai è stata sostituita dalle uscite dei mesi seguenti.

    Sul sito della Bonelli c'è la vendita online.
    http://www.sergiobonellieditore.it/auto/listarr_1?collana=96&code=arr_sp

    Sennò devi contattare il sevizio arretrati sempre di casa Bonelli oppure fartelo ordinare da qualche fumetteria di fiducia.

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